L’industria bresciana si sta fermando.
I dati che con pesante insistenza arrivano in questi giorni con i massicci ricorsi alla cassa integrazione, trovano riscontro nelle rilevazioni che l’Aib-Associazione industriale bresciana, ha diffuso ieri e relative all’ultimo trimestre del 2008.
«La produzione ha registrato una pesante contrazione, la più consistente da quando viene effettuata la presente rilevazione». Cioè mai, da quando l’Aib rileva dati e andamenti, la situazione è stata così pesante. Due numeri danno il senso dell’allarme: negli ultimi tre mesi il calo della produzione è stato del 6,55% il che - portato su base annua, cioè prefigurando un andamento sull’anno così com’è stato nel trimestre - porterebbe il calo al 10,5%. A consuntivo 2008, il calo dell’ultimo trimestre porta a -3,6% il calo sul 2007, posizionandosi poco sopra il livello di dieci anni fa.
Van peggio le micro e le medie imprese. Le prospettive per i primi mesi del 2009 rimangono molto negative, in linea con le previsioni di tutti gli istituti di analisi economica, che vedono una possibile ripresa nell’ultimo scorcio di quest’anno o addirittura nel 2010. Nello specifico, le imprese manifatturiere bresciane subiranno un ulteriore calo della produzione a causa della debolezza della domanda, specialmente interna. Peraltro, gli investimenti tarderanno a ripartire per l’eccesso di capacità produttiva e anche per la difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese. Più nello specifico, la disaggregazione dell’indice grezzo della produzione per classi dimensionali mostra, con riferimento al quarto trimestre 2008: una diminuzione in linea con la media per quanto riguarda le imprese micro (-5,86%), piccole (-5,18%), medio-grandi (-6,45%) e grandi (-4,67%); una contrazione superiore alla media per le imprese medio-piccole (-9,41%) e maggiori (-18,28%).
Meccanica e mezzi di trasporto i peggiori
La disamina per settore evidenzia, rispetto al terzo trimestre: un recupero della produzione nel settore agroalimentare e caseario (+4,90%); una variazione negativa ma inferiore alla media nei comparti: calzaturiero (-2,96%), legno e mobilio (-2,02%), meccanica di precisione e costruzione di apparecchiature elettriche (-4,29%), chimico, gomma e plastica (-4,76%), abbigliamento (-5,16%); una contrazione più marcata rispetto alla media provinciale nei settori: tessile (-6,62%), maglie e calze (-7,05%), metallurgico e siderurgico (-7,51%), carta e stampa (-7,86%), materiali da costruzione ed estrattive (-9,03%), meccanica tradizionale e mezzi di trasporto (-10,49%).
E la produzione andrà ancora giù. Le prospettive per il primo trimestre del 2009 indicano - commenta sempre la nota dell’Aib - un’ulteriore contrazione della produzione. Infatti, l’attività produttiva è prevista in aumento soltanto dal 10% delle imprese, stabile dal 39% ed in diminuzione dal 51%. Il pessimismo è sostanzialmente diffuso in tutti i settori ad eccezione del comparto agroalimentare e caseario dove gli operatori non sembrano essere particolarmente investiti dalla crisi. Le aspettative peggiori invece riguardano i settori: carta e stampa, chimico, gomma e plastica, maglie e calze, metallurgico e siderurgico, meccanica tradizionale e mezzi di trasporto.
Gli ordini provenienti dal mercato interno sono previsti in aumento dal 5% delle imprese, stabili dal 37% e in diminuzione dal 58%. Per quanto riguarda gli ordini dall’estero: quelli dai Paesi Ue risultano in aumento per 5% delle aziende, stabili per il 44% ed in diminuzione per il 51%; quelli dai Paesi extra Ue sono in crescita per il 4% delle imprese, stazionari per il 52%. La manodopera non dovrebbe subire variazioni per il 58% delle imprese, diminuire per il 40% e aumentare per il 2%.
Le prospettive dei settori.
Abbigliamento: le prospettive per il primo trimestre del 2009 sono piuttosto contraddittorie: il 58 per cento delle imprese prevede di aumentare l’attività produttiva e il 42 per cento di diminuirla; gli ordini invece, sia dal mercato interno sia dal mercato estero, sono attesi stabili dal 22 per cento e in diminuzione dal 78 per cento. Ancora prospettive positive per l’agroalimentare: il 22 per cento delle imprese prevede di aumentare la produzione, il 67 per cento di non variarla e l’11 per cento di diminuirla. Le vendite in Italia sono previste stabili dal 79 per cento delle aziende, in aumento dall’11 per cento e in calo dal 10 per cento; quelle previste per i Paesi Ue sono attese stabili per l’89 per cento del campione e in crescita per l’11 per cento; quelle verso i mercati extracomunitari non dovrebbero subire variazioni significative per il 90 per cento delle imprese e aumentare per il rimanente 10 per cento. Vede nero il calzaturiero: una impresa su tre prevede nessuna variazione della produzione, il 18 per cento prevede di aumentarla e il 47 per cento di ridurla. Gli ordinativi dal mercato nazionale ricalcano fedelmente le aspettative sulla produzione. Gli ordini dai Paesi esteri sono attesi stabili dal 90 per cento delle imprese e in calo dal rimanente 10%. Di prospettive «estremamente negative» l’Aib parla a proposito della chimico, gomma e plastica con il 69 per cento degli imprenditori che prevede un’ulteriore contrazione della produzione ed il restante 31 per cento presume di non variarla.
E attese «molto negative» anche per la siderurgia con quattro aziende su 5 che si aspettano un calo degli ordini (la verifica la si è avuta in questi giorni, con il settore che ha annunciato massicci ricorsi alla cassa integrazione. Male anche per meccanica tradizionale e mezzi di trasporto con il solo 5% delle imprese che prevede un aumento della produzione, il 23% ritiene che essa si manterrà sui livelli raggiunti e il 72% ritiene che diminuirà. Gli ordini dal mercato nazionale sono previsti in aumento dal 7 per cento delle aziende, costanti dal 32 per cento e in diminuzione dal 61 per cento. E male - anche se non malissimo - anche il tessile: il 20% delle imprese pensa che la situazione peggiorerà, stabile dal 66% e in aumento dal 14%.
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