lunedì 10 novembre 2008

articolo su bassavoce novembre 2008

VILLACHIARA: NO AL MAESTRO UNICO

“NO AL MAESTRO UNICO” si legge sui cartelli affissi davanti alla scuola elementare di Villachiara. È solo una delle iniziative di protesta che si stanno svolgendo contro il decreto 137/08, meglio conosciuto come decreto Gelmini. Ma quali sono le ragioni delle proteste?

Basta leggere il testo del decreto.

L’articolo 4, intitolato “Insegnante unico nella scuola primaria” afferma: “…le istituzioni scolastiche costituiscono classi affidate ad un unico insegnante e funzionanti con orario di 24 ore settimanali.”

In un colpo solo si taglia l’offerta formativa delle scuole del 20%. Attualmente gli alunni della scuola primaria frequentano le lezioni per 30 ore settimanali, distribuite su mattine e pomeriggi ed in tutte quattro le scuole del circolo c’è la mensa per gli alunni che ne fanno richiesta. Con un orario di 24 ore settimanali le lezioni si terrebbero solo al mattino, dal lunedì al sabato per 4 ore giornaliere, rendendo inutili le mense e abolendo di fatto i rientri pomeridiani. Facendo un semplice calcolo, nel quinquennio scolastico l’alunno verrebbe a perdere circa mille ore di lezione, cioè un anno intero.

Come faranno le famiglie in cui entrambi i genitori lavorano? Dovranno cercare qualcuno cui affidare i figli per l’intero pomeriggio? Si rivolgeranno ai comuni per chiedere il “doposcuola” e magari anche la mensa? Ed i comuni dove andranno a prendere le risorse per questi servizi? Saranno a carico di chi li richiede?

A parole si afferma che bisogna sostenere la famiglia, poi in realtà si eliminano i servizi più necessari. In tre anni si prevede di tagliare 87.341 insegnanti e 44.500 tra bidelli e personale di segreteria (si veda il “Piano programmatico del Ministero della Pubblica Istruzione”, pag.18)

Ma non ci sono solo ragioni di tipo sociale per sostenere il no al ritorno al maestro unico. Ci sono soprattutto ragioni di tipo culturale e pedagogico. Se il compito specifico della scuola primaria è l’alfabetizzazione di base attraverso la padronanza degli alfabeti delle discipline e lo sviluppo di tutte le dimensioni della persona (cognitive, sociali, culturali, personali), come si può pensare di conseguire tale obiettivo con il maestro tuttologo? Il tempo pieno ed i moduli (3 insegnanti su 2 classi) rappresentano un modello ben diverso rispetto all’insegnante unico. Specializzandosi in un ambito disciplinare i docenti hanno potuto specializzarsi e proporre un’offerta formativa più ricca. Procedendo come fa il decreto 137/08 si rischia solo di vanificare i caratteri più significativi della scuola elementare. Procedendo in questo modo si assesta un colpo letale alla scuola pubblica e il diritto all’istruzione è impoverito.

Per questi motivi gli insegnanti del circolo di Borgo San Giacomo, che comprende anche le scuole di Quinzano, San Paolo e Villachiara, riuniti in assemblea sindacale il 22 settembre scorso, hanno approvato all’unanimità un documento molto critico che chiede il ritiro del provvedimento governativo. Copia del documento è stata inviata al ministro, ai parlamentari bresciani, alle organizzazioni sindacali ed ai sindaci dei 4 comuni.

Sull’onda del documento elaborato dagli insegnanti, i rappresentanti dei genitori dei Consigli di Interclasse, hanno promosso a loro volta, previa la distribuzione di un volantino, una raccolta di firme nei quattro comuni interessati a sostegno del “NO al ritorno del maestro unico”.

Nei primi due fine settimana di ottobre sono state raccolte 1603 firme (di queste ben 560 dai genitori di Villachiara) per chiedere il ritiro del decreto 137/08.

Il Consiglio comunale di Villachiara, su proposta del sindaco Elvio Bertoletti, nella seduta del 30 settembre scorso, ha a sua volta approvato all’unanimità una mozione in difesa della locale scuola a tempo pieno. Il piano programmatico del Ministero, infatti, prevede anche la razionalizzazione delle piccole scuole, (sia quelle con meno di 50 alunni, sia quelle con meno di 100 alunni). È notizia di questi giorni che, entro il 30 novembre 2008, le regioni devono presentare il piano per la chiusura delle scuole con meno di 50 alunni (in Lombardia sono 254).

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