sabato 24 ottobre 2009

PRIMARIE
Finisce qui, anzi no, il viaggio è appena iniziato
(dal sito di Giuseppe Civati)
Un lungo viaggio, come in un rapido piano sequenza, da gennaio in poi, per dieci lunghi mesi. Un viaggio che mi ha portato dalla Carovana del Pd, alla piazza milanese per la Costituzione (sotto un'acqua che Dio la mandava, avrà pensato qualcuno), a Sanluri con Soru e Veltroni, a non votare Franceschini (già allora, non me ne voglia) e poi a Piombino, al Lingotto, a Negrar, in non so più quante province, da Verbania a Santa Maria a Vico (Caserta), da Napoli con Antonio Bassolino a Montebelluna (Treviso) da Laura Puppato. Il confronto dell’Ortica e i ragazzi di Valeggio, Stefano e gli altri a Reggio Emilia, a Livorno con il «futuro dei nostri figli», a Bologna con Debora, a Firenze con Matteo (Renzi) e poi Gianni (Cuperlo) e Simone (Siliani), Lugano e Zurigo (e Parigi, qualche tempo fa), una bella serata al Tombon, a Milano, la Festa a Genova a parlare di Obama, un viaggio nel Nord, da Torino a Trieste, un libro sul Pd e uno sugli stranieri (e uno scritto con Mattia e dedicato a Facebook, che non c'entra, ma c'entra...).
A volte sono sembrate 'sediarie', le consultazioni tra gli iscritti, tese e competitive, e noi a fare da forza di interposizione. Ci siamo sempre sottratti alle polemiche, alle asprezze di un confronto tra persone più che tra idee, cercando di riportare le 'cose' al centro del dibattito. In un (piccolo) mondo (antico) di già schierati, di ringiovaniti, dove addirittura qualcuno si è messo a teorizzare il vecchismo (perché il nuovismo andava rifiutato: infatti di nuovo si è visto pochissimo).
Per le strade del Pd, ho chiamato questo viaggio. E il proverbio più conservatore di tutti i tempi recita: «Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa che cosa lascia, non sa che cosa trova». Per il Pd vale a metà, perché in questo caso sappiamo cosa lasciamo e abbiamo avuto modo per documentarci sulla via nuova. E possiamo solo migliorare, visti i risultati degli ultimi tempi. D’altra parte, non abbiamo davvero nulla da perdere (né il Pd, né la mozione che rappresento, s'intende). Se vince, vince. Se arriva sulle altre posizioni del podio, dà un contributo straordinario, come ha fatto in questi mesi. Non abbiamo posti a cui rinunciare in un caso, non sentiamo la necessità di quelli che potrebbero esserci, nell’altro. Credo che questo, in un partito, sia il voto utile, non fare il mucchio delle preferenze. A noi interessano certamente i numeri, ma ci interessa soprattutto la via che il Pd vorrà seguire e che vorremo seguire anche noi. Il cartello indica la direzione: il futuro. E, come dicevano le vecchie guide turistiche, vale, per una volta, la deviazione. Anzi, vale proprio il viaggio. Grazie per averlo fatto con me, in tanti, tantissimi. Grazie per averci creduto e perché, ancora, nonostante tutto, ci credete ancora. Grazie perché siamo in un Paese che può fare meglio. A cui serve un Pd, quel Pd che non è mai stato come avremmo voluto. E che invece può essere molto simile ai nostri desideri. Se solo lo vorremo. Uno per uno e tutti insieme, «di persona, personalmente», come dice Catarella, il vero teorico delle nostre azioni. E alla fine, comunque vada, avremo vinto noi. Un saluto caro dal vostro affezionatissimo pippo

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